"Non siamo davvero solisti nemmeno nella nostra vita, ma la scena di un dialogo a più voci, tutte, purtroppo, forse, dello stesso valore".
( Göran Tunström )


venerdì 25 giugno 2010

dedica privata floreale


Cercavo le parole giuste ma non le ho trovate. Non un oggetto di qualche valore economico o affettivo, ma proprio delle parole, delle lettere, dei singoli grafemi e degli spazi, perché è attraverso la scrittura che io e lui ci siamo prima incrociati e poi conosciuti. Ci siamo letti a vicenda, osservati e studiati.
Subivo il fascino della sua scrittura, mi lasciavo avvolgere dai suoi racconti e dal suo mondo onirico e a tratti fiabesco: mi colpiva il suo tormento sotterraneo, un grido smorzato e soffocato di dolore intimo e profondo di chi non vuole rassegnarsi al Fato ma non scorge altra via d'uscita, il suo animo sensibile che amplificava a dismisura le emozioni e i sentimenti provati, vissuti e perduti. 
Ma poi non potevo non notare quella vena ironica e sarcastica sempre camuffata da un atteggiamento all'apparenza svagato e distratto, quella sorta di nucleo coriaceo e pragmatico che gli consentiva in qualche modo di andare sempre avanti al di là di tutto il resto.
E le sue mani grandi e legnose che stringono con infinita dolcezza le mie, i nostri corpi vicini che si sfiorano attraverso le spalle e le braccia, dove il silenzio viene coperto dal battito dei cuori, dal pulsare del sangue nelle vene, dal calore ovattato del  contatto pelle a pelle.
Parole scritte che ogni volta aggiungono una tessera al mosaico che a tratti sembrano un fiume in piena, tante parole che svelano di noi, della nostra vita, dei nostri desideri.
Ci sono giorni in cui cerco di guardarmi attraverso i suoi occhi come se fossi davanti ad uno specchio, per cercare di carpire quei dettagli, quelle qualità che lui vedeva in me e che non mancava di esprimermi.
Perché fa piacere, fa star bene sentirsele dire le cose, e lui lo fa in modo meraviglioso.
"Pavese diceva che scrivere è come ballare, ma io credo che leggere certe cose sia come fare l'amore; e non ho vergogna a confessare che certi epistolari mi hanno gratificato emozionalmente molto più di certi rapporti sessuali".
E' per questo che cercavo le parole giuste, ma non le ho trovate. Ma quando ho notato che Anastasia, la mia gardenia, dopo due anni di silenzio ha fatto sbocciare un fiore, non ho potuto fare a meno  di pensare a lui quando ho odorato il profumo intenso e inebriante che emanava. Perché, anche se lui rifugge da certi formalismi legati all'eleganza nel vestire, lo vedrei bene con un fiore di gardenia appuntato sul bavero di un giaccone un po' vissuto, a giocare con ironia sulla figura del "viveur, uomo mondano dedito ai piaceri e al divertimento" come certe figure degli anni '20 del '900 rimaste nell'immaginario collettivo.
Questo fiore di gardenia è la mia dedica per te.








domenica 20 giugno 2010

altre voci

Colpito dalla bellezza grafica di questo manifesto pubblicitario ho seguito il filo della curiosità e ho scoperto che pubblicizza uno show dove il protagonista è un coro gay, più precisamente il New York City Gay Men's Chorus.
High è uno spettacolo di rock opera altamente teatrale, provocatorio, divertente e impenitente, progettato per convincere le persone a parlare degli effetti deleteri sulle relazioni dovuti all'uso di metanfetamine, in particolar modo al Chrystal meth. Qui altre info per chi fosse interessato.
Cercando qualche notizia su di loro attraverso il tubo, ho trovato una serie di video interessanti, tra cui questo che pubblico che mi ha strappato più di un sorriso, perché l'atmosfera che si respira tra i protagonisti e il pubblico è quella di vero affiatamento e divertimento.



Anche in Italia esiste un coro gay, il Komos , fondato da Paolo V. Montanari con base a Bologna, di cui ho seguito per un po' le vicissitudini, che testimoniano una volta in più come tutto quello che fa cultura gay alla luce del sole nel nostro Paese faccia sempre fatica a trovare una strada di attuazione. Non ho notizie di prima mano sugli ultimi sviluppi e progetti, di solito mi tengo aggiornato attraverso il loro sito: progetto komos.

sabato 19 giugno 2010

José Saramago_1922 - 2010


Persone così, come questo signor José, le incontriamo dovunque, occupano il proprio tempo, o il tempo che credono gli avanzi dalla vita, a raccogliere [...] probabilmente lo fanno per qualcosa che potremmo definire angoscia metafisica, forse perché non riescono a sopportare l'idea del caos come principio unico che regge l'universo, e perciò, con le loro deboli forze e senza l'aiuto divino, tentano di mettere un certo ordine nel mondo, e per un po' di tempo ci riescono pure, ma solo finché possono difendere la propria collezione, perché quando arriva il giorno in cui questa si disperde, e quel giorno arriva sempre, o per morte, o per stanchezza del collezionista, tutto ritorna all'inizio, tutto ritorna a confondersi.

[...] lo spirito umano spesso prende decisioni di cui dimostra non conoscere le cause.

La pelle è tutto quanto vogliamo che gli altri vedano di noi, sotto la pelle neanche noi stessi riusciamo a sapere chi siamo [...] perché le vite sono come i quadri, avremo sempre bisogno di guardarle facendo quattro passi indietro, anche se un giorno siamo arrivati a sfiorarne la pelle, a sentirne l'odore, a provarne il gusto.

La solitudine, signor José, dichiarò solennemente il conservatore, non è mai stata una buona compagnia, le grandi tristezze, le grandi tentazioni e i grandi errori, sono quasi sempre il risultato di essere soli nella vita, senza un amico prudente a cui chiedere consiglio, quando qualcosa ci turba più di quanto avviene normalmente tutti i giorni.

Soltanto gli dèi morti sono dèi per sempre.

Tratto da "Tutti i Nomi" di Josè Saramago