"Non siamo davvero solisti nemmeno nella nostra vita, ma la scena di un dialogo a più voci, tutte, purtroppo, forse, dello stesso valore".
( Göran Tunström )


mercoledì 22 settembre 2010

L'insostenibile leggerezza dell'essere

Correre, correre su per le scale trattenendo il respiro e sentire le mani che afferrano la maniglia della porta come se fossero artigli di rapace conficcati nella preda, cercando di resistere, ancora un po'.
Entrare in casa e non sentire quasi più la forza nelle gambe e fare attenzione a non sbattere sugli angoli dei mobili,  appoggiarsi alle pareti per non cadere e sentire il respiro sempre più affannoso come se l'aria mi soffocasse. E i bagliori bianchi, negli occhi, che poco a poco diventano nebbia che avvolge tutto il mondo, trasformandolo in un bozzolo ovattato senza forme e suoni. Ma il letto è lì, lo sento, sotto le mani tremanti che cercano l'appoggio, e finalmente posso lasciarmi cadere.

Svegliarmi, all'improvviso, e non capire più quanto è durato l'oblìo dello svenimento e se, e quando, è diventato sonno. E rimanere lì, come sospeso, a chiedermi se non sia stato solo un sogno: perchè non mi capacito di questa luce magica che filtra tra le ciglia socchiuse, fino a quando apro bene gli occhi e la vedo.

Bellissima, luminosa, stagliata su uno sfondo quasi trasparente perché privo di nubi, una luna piena completamente svelata, rotonda e pura. M' illumina con i suoi raggi argentei che passano attraverso la finestra aperta, intrufolandosi tra le maglie del tessuto delle tende, entrando a viva luce dai trafori dei ricami.
Ed io mi sento ancora in balia tra due mondi, e mi ritrovo a lottare tra il desiderio di prolungare questo momento e l'irritazione di sentirmi così leggero, come sospeso, un po' svaporato.


Frenate eventuali preoccupazioni sul mio stato di salute, chi mi conosce bene lo sa già, chi non mi conosce sappia che questo è stato solo uno dei tanti svenimenti che costellano la mia vita. Non avvengono a caso, c'è sempre un motivo, ma il più delle volte è così banale che non vale nemmeno la pena raccontarlo.

lunedì 13 settembre 2010

il telefono, la tua voce.

Sottotitolo: Cronaca telefonica di una disavventura qualunque. 


Driinnn!!!
-CassaInacessibile Italia buongiorno. Sono Ilaria, come posso esserle utile?
-Buongiorno, ero interessato a rivedere il piano di ammortamento del finanziamento che ho stipulato con voi, ma avrei necessità di alcuni chiarimenti.
-E' gia nostro cliente?
-Certo! (è ovvio no!)
-Il suo nome per favore!
-Asa_Ashel Bannet
-La data di nascita?
-(ma ti sembrano domande da fare?) Si, proprio quella!
-il suo indirizzo?
-via delle Fate, 13 
-Località?
-Segreta_Land


Rumore in sottofondo, qualcosa che cade, una sedia, una raccolta di elenchi telefonici o un collega che si schianta addormentato sulla tastiera. Borbottio, risatine, festa a sorpresa?

-Pronto!?!
-Si, mi scusi abbiamo avuto un piccolo problema tecnico. Mi può passare il signor Asa_Ashel Bannet?
-Sono io!
-Ah!
-.....
-Pronto!?!
-Codice fiscale?
-Un istante che lo prendo (ma che palle, ma ce li avete già questi dati!!!) ecco: ABCDEFG12345
-Allora, Asa_Ashel Bannet, nato a CENSURA, il DOPPIA CENSURA. E' corretto?
-Si
-Mi può dare il numero del contratto?
-certamente! 000555888356
-Bene. E' un finanziamento erogato nel 2008
-Si, volevo rivedere il piano di ammortamento e...
-Mi passa il signor Asa_Ashel Bannet?
-Sono io! (ma questa ci è o ci fà)
-Ah! ...(grugnito o rumore molesto non identificato)

In sottofondo ticchettio forsennato di tastiera, cornetta posata senza particolare grazia su un piano di lavoro e cambio di strumento di comunicazione, probabilmente cuffie con microfono. Dalla mia parte rumore in sottofondo di testa che sbatte sulla scrivania di uno che si chiede se si può perdere tutto questo tempo per avere un'informazione su una modifica contrattuale.

-Pronto, Ilaria c'è ancora?
-Si, eccomi: allora, i dati del finanziamento sono corretti ma il tipo di informazioni che mi chiede sono strettamente personali e posso parlarne solo con il titolare del contratto.
-Sono io il contraente.
-Ah! ... un istante in linea prego!

Mi mette in attesa e parte il motivetto musicale osceno che mi fa girare ampiamente i cosidetti. Squilla il cellulare, ci mancava solo quello, numero riservato, chi cavolo sarà mai? Mi ritrovo con due telefoni da gestire ed un solo orecchio funzionante. Decido di rispondere visto che dall'altra parte sono ancora in attesa.

-Pronto!
-CassaInacessibile Italia buongiorno, il signor Asa_Ashel Bannet per favore!
-Sono io!
-click.....(chiamata interrotta)

Ripasso al fisso e sento che Ilaria riprende la linea.

-Ma era lei che mi chiamava al cellulare?
-Si, ero io. Senta, lei mi sta prendendo in giro e sinceramente lo trovo poco corretto.
-Ma di che cosa sta parlando?
-Io non so chi sia lei, forse la madre o la sorella o la fidanzata e non so nemmeno perchè sta facendo tutto questo, ma sicuramente lei non è Asa_Ashel Bannet. Mi sta facendo perdere deliberatamente del tempo. Per cui io non le darò nessuna informazione.
-Ma le pare che io abbia voglia di stare qui a perdere tempo? Perdipiù sto lavorando anch'io e non  mi sognerei mai di farne perdere agli altri mentre stanno lavorando. Io sinceramente non so più cosa fare per dimostrarle chi sono, le ho dato tutti i dati, strettamente personali, che mi ha richiesto cosa vuole di più? Senza contare che le modifiche contrattuali da me richieste vanno nei vostri interessi non nei miei, quindi non avrebbe molto senso prenderla in giro, e perché poi, manco la conosco. A questo punto lasci stare, mi rivolgerò ad un ufficio abilitato di zona o, meglio ancora, alla concorrenza.
-Lei non è il signor Asa_Ashel Bannet!
-E in base a cosa lo deduce?
-Dalla sua voce! ... click!
-.............

In sottofondo per circa una mezz'ora, la mia risata sguaiata. Sono fatto così, di fronte a certe ottusità non posso fare a meno di cogliere la comicità di certe situazioni paradossali.
Fraintendimenti, causa voce telefonica, me ne sono capitate a non finire, dai vecchi babbioni che facevano i marpioni convinti che dall'altra parte ci fosse una dipsonibile, a tutte quelle volte che mi davano della signora con mio grande disappunto, signorina sono. Dalle amiche che cercavano informazioni dei loro appassionati facendo parlare me con le suocere in divenire spacciandomi per amica d'infanzia dei loro figlioli, ci cascavano sempre tutte, quanto mi sono divertito allora, a quella sera che mi sono chiuso fuori casa lasciando le chiavi all'interno e ho dovuto chiamare i pompieri che sono arrivati in pompa magna  come tanti cavalieri sul  (grosso e rosso) destriero, convinti di salvare dalla disperazione chissà quale sprovveduta donzella, con Evarista accanto a me che ghignazzava come una stronza sulle disgrazie dell'amika cara.
Ma essere accusato di non essere io non m'era mai successo: mi si è aperto tutto un nuovo mondo di possibilità, anche se, un paradosso la mia voce ce l'ha: chi mi conosce mi riconosce subito con un semplice ciao. Ecco, con loro non potrei barare.