"Non siamo davvero solisti nemmeno nella nostra vita, ma la scena di un dialogo a più voci, tutte, purtroppo, forse, dello stesso valore".
( Göran Tunström )


mercoledì 6 gennaio 2010

La fiaba della Cipolla e del Rosmarino



n giorno, non tanto lontano, per casi fortuiti o per strani scherzi del destino, si incontrarono la Cipolla e il Rosmarino.
Si erano guardati a lungo, anche se un po' a distanza, distratti da altre pietanze, da altre erbe aromatiche che in qualche modo cercavano di trovare con loro una mescolanza di profumi e sapori dagli equilibri delicatissimi e, per questo, così difficili da ottenere e mantenere.
Forse era successo che, in un'occasione, entrambi donassero i loro aromi per rendere più saporito e appetitoso il gusto di un semplice pane, fragrante a suo modo, sempre rischiesto e ricercato, ma allo stesso tempo sempre uguale a se stesso e per questo stancante.
E fu in quell'occasione che entrambi notarono quanto le loro spiccate caratteristiche tendevano ad amalgamarsi, smorzando, in qualche modo, le note più alte, i sapori più forti. Si osservarono a lungo perché nessuno dei due mostrava a prima vista il cuore di sé, ma, senza volerlo, i loro aromi, le loro voci, parlavano già per loro.
La Cipolla era così, un microcosmo formato di tanti strati da scostare uno per uno, come veli sottilissimi che nascondono un cuore altero e acido se la si tratta con crudezza, ma così dolce e delicato appena la fai sciogliere al calore di un abbraccio avvolgente. Il Rosmarino la guardava e muoveva appena quelle sue foglioline verdi e appuntite come aghi, quel manto che lo rivestiva quasi fosse una corazza, consapevole che nemmeno il calore avrebbe ammorbidito il suo corpo lungo, magro e legnoso, ma nemmeno quella sua immobilità riusciva a fermare il profumo intenso che emanava il suo cuore e che sembrava urlare forte la sua passione.
Era come un segnale, per lei, quell'odore spiccato che le toccava i sensi più profondi, e non riusciva a resistere avvolta in quegli strati che di solito la proteggevano dai venti freddi dell'anima. Anche lui sembrò ritrovare un modo di essere meno rigido, più flessibile e parve, a qualcuno presente, che anche le sue piccole foglie avessero un moto dinamico, quasi gioioso.
La notte, la notte li avvolgeva e in qualche modo faceva da fondo e da coperta, e la neve, improvvisa, in fiocchi soffici e bianchissimi illuminò il loro mondo come tante piccole luci.
La notte era lunga e magica, il tempo in qualche modo sospeso, i loro occhi vedevano solo quelli dell'altro, le mani che si stringevano delicatamente quasi a voler assorbire il calore di quel contatto. Non smettevano di ballare e di godere di ogni singolo momento e movimento come a voler trascrivere nella memoria ogni dettaglio.
Ed è stato come una danza di veli scostati, di aghi donati come piccole gemme preziose in un amalgama perfetto e non più ripetibile.
E così, dopo quel ballo di mezzanotte, qualcosa scese a sciogliere l'incantesimo, un vento dapprima simile a una brezza leggera, poi via via sempre più freddo.
La Cipolla aveva bisogno di rivestirsi dei suoi veli, delle sue protezioni, il Rosmarino di richiudere i suoi aghi, per preservare il corpo e resistere immobile al vento freddo.
Lo stesso vento che, in certi giorni, porta con sè aromi dolci di cipolla e note spiccate e pungenti di rosmarino, come se si divertisse a continuare il dialogo tra le loro voci.



4 commenti:

  1. Me ne sto qua, abbarbicato alle mie rocce, avido di quel poco sole che mi riscalda e risveglia i miei aromi intorpiditi che vorrei dispensare con maggiore prodigalità, ma che le mie radici tenaci mi costringono a tenere per le mie foglie simili ad aculei. E' curioso il destino di noi rosmarini, condannati come siamo a non essere sostanza ma solo effluvio,illusione, passaggio, aleatorietà.
    E pensare che la nostra è una razza ostinata, capace di vivere nei terreni più brulli e scoscesi, caparbia e concreta. Anche noi facciamo i nostri fiori, modesti ma numerosi, e sebbene stentati riusciamo a sopravvivere anche agli inverni peggiori, a sconfiggere anche i geli più atroci, purchè qualcosa ci possa riscaldare di tanto in tanto. Non importa se il sole, o un riverbero di muro, o la carezza ronzante delle api e dei bombi. Impazziamo, si, quando riusciamo a fonderci con nature opime e sontuose e roride che danno un senso alla nostra smagrita, eterea semplicità; e di due nature ne risulta una sola, finalmente completa e perfetta. A me capitò un giorno non tanto lontano con una cipollina dall'apparenza sussiegosa e timida, ma gonfia di dolcezze mai conosciute; ed i suoi mieli piccanti ed un po' acri ed i miei balsami crudi si esaltarono gli uni degli altri per un breve tempo felice che sembrò durare una vita intera. Soprattutto a me, alla mia essenza volatile ed effimera.
    Me ne sto qua, abbarbicato alle pietre del mio esilio roccioso in attesa del sole, dei riverberi e delle api; e mi racconto la storia della cipollina altera e dolce che fece di me un rosmarino vero.
    "Stat cepa pristina nomine.
    Nomina nuda tenemus"

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  2. Brillante e delicata metafora della vita.
    Mai nulla di scontato. Ti leggo sempre con molto piacere.

    Mi

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  3. @Rosmarino
    Tu sai che resterà sempre una parte di me soltanto tua, quei momenti in cui, lasciati scivolare gli strati difensivi e gli aculei pungenti, ci siamo lasciati andare sciogliendoci e amalgamandoci vicendevolmente.
    Leggere le tue parole mi fanno ricordare meglio perché fossi così attratto da te, e credo che potranno capirlo anche gli altri.
    @Edgar
    mi fa piacere che ti sia piaciuta la fiaba.
    @Mi
    Vorrei sapere qualcosa in più anche di te, mio misterioso commentatore, in attesa ti ringrazio dei commenti che lasci.

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