Cercavo le parole giuste ma non le ho trovate. Non un oggetto di qualche valore economico o affettivo, ma proprio delle parole, delle lettere, dei singoli grafemi e degli spazi, perché è attraverso la scrittura che io e lui ci siamo prima incrociati e poi conosciuti. Ci siamo letti a vicenda, osservati e studiati.
Subivo il fascino della sua scrittura, mi lasciavo avvolgere dai suoi racconti e dal suo mondo onirico e a tratti fiabesco: mi colpiva il suo tormento sotterraneo, un grido smorzato e soffocato di dolore intimo e profondo di chi non vuole rassegnarsi al Fato ma non scorge altra via d'uscita, il suo animo sensibile che amplificava a dismisura le emozioni e i sentimenti provati, vissuti e perduti.
Ma poi non potevo non notare quella vena ironica e sarcastica sempre camuffata da un atteggiamento all'apparenza svagato e distratto, quella sorta di nucleo coriaceo e pragmatico che gli consentiva in qualche modo di andare sempre avanti al di là di tutto il resto.
E le sue mani grandi e legnose che stringono con infinita dolcezza le mie, i nostri corpi vicini che si sfiorano attraverso le spalle e le braccia, dove il silenzio viene coperto dal battito dei cuori, dal pulsare del sangue nelle vene, dal calore ovattato del contatto pelle a pelle.
Parole scritte che ogni volta aggiungono una tessera al mosaico che a tratti sembrano un fiume in piena, tante parole che svelano di noi, della nostra vita, dei nostri desideri.
Ci sono giorni in cui cerco di guardarmi attraverso i suoi occhi come se fossi davanti ad uno specchio, per cercare di carpire quei dettagli, quelle qualità che lui vedeva in me e che non mancava di esprimermi.
Perché fa piacere, fa star bene sentirsele dire le cose, e lui lo fa in modo meraviglioso.
"Pavese diceva che scrivere è come ballare, ma io credo che leggere certe cose sia come fare l'amore; e non ho vergogna a confessare che certi epistolari mi hanno gratificato emozionalmente molto più di certi rapporti sessuali".
E' per questo che cercavo le parole giuste, ma non le ho trovate. Ma quando ho notato che Anastasia, la mia gardenia, dopo due anni di silenzio ha fatto sbocciare un fiore, non ho potuto fare a meno di pensare a lui quando ho odorato il profumo intenso e inebriante che emanava. Perché, anche se lui rifugge da certi formalismi legati all'eleganza nel vestire, lo vedrei bene con un fiore di gardenia appuntato sul bavero di un giaccone un po' vissuto, a giocare con ironia sulla figura del "viveur, uomo mondano dedito ai piaceri e al divertimento" come certe figure degli anni '20 del '900 rimaste nell'immaginario collettivo.
Questo fiore di gardenia è la mia dedica per te.
Personalmente è già da qualche anno che perfino passeggiare per i vicoli del mio paese mi gratiica emozionalmente più del sesso. Spesso non solo emozionalmente. :)
RispondiEliminaIo mi limito invece ad augurarvi ancora cento, mille di queste emozioni.
RispondiEliminaMì
sono senza fiato
RispondiEliminaCarlo