"Non siamo davvero solisti nemmeno nella nostra vita, ma la scena di un dialogo a più voci, tutte, purtroppo, forse, dello stesso valore".
( Göran Tunström )


domenica 2 novembre 2008

il mio dopo Halloween


Questo post è nato da un commento che stavo lasciando nel post quasi omonimo di Gan ,nel suo Nonsosescendo , poi ,vista la lunghezza che stava prendendo ,non trovavo corretto approffittare del blog altrui per parlare di me , e l'ho girato qui .

Sono due settimane che lavoro come un pazzo, causa consegna di fine mese che non posso saltare . Di mio dormo poco ma ultimamente ho ridotto a 2-3 ore il riposo notturno quando va bene , perchè capita spesso che a dormire non ci vado proprio e stacco giusto un momento per quella che dovrebbe essere l'ora del pranzo .Questo per farvi capire lo stato di alterazione mentale nel quale sono sprofondato .

E' tardi, sento suonare il campanello , sono in ufficio e ho il citofono a portata di mano , rispondo .

"Dolcetto o scherzetto !".

Sull'attimo non riesco a connettere bene le cose , resto un po' interdetto e mi chiedo se ho le allucinazioni , ma quando sento ripetere la "giaculatoria" i miei bassi istinti hanno un sopravvento e saluto con un vaffanculo .

...piccoli, mi dispiace tanto ...

Vado a letto alle 2.30 del mattino e passo tutta la giornata a dormire, avendo l'accortezza prima di staccare i telefoni .

Da queste parti , nel mezzo del feudo leghista di paesi paesini e paesotti , c'è una tradizione molto ipocrita all'assalto del camposanto in occasione della festa di Ognissanti , e quella che dovrebbe essere una ricorrenza di carattere spirituale da vivere con pacatezza e intimità si trasforma nella festa dell'ostentazione , della gara all'esserci come se fosse un debutto in società obbligatorio da ripetersi di anno in anno .

Quand'ero piccolo ho assistito a scene che si sono impresse nella mente : il ritorno dei paesani arricchiti emigrati nelle grandi città come Milano o Torino , che arrivavano con le loro grandi automobili , le donne ingioellate come la madonne di Pompei , coperte da pellicce di tutte le forme e lascianti scie di profumi che da sole riuscivano a coprire tutto l'odore pungente dei crisantemi , gli uomini panzuti e sempre un po' brilli perchè la sosta all'osteria era obbligatoria quanto la presenza al camposanto .

Poi c'era il gruppetto delle vecchie vestite di nero con il velo in testa che guardavano male qualunque bambino si avvicinasse , il gruppetto delle pettegole che con la scusa di informarsi dell'ultima buon anima che ci aveva lasciati diffondeva informazioni utili su tutta la cittadinanza , il gruppetto dei bambini scalmanati che correvano e gridavano ovunque e comunque , il parroco che arrivava sempre in ritardo e che, in base alle smorfie del viso, avrebbe voluto essere altrove .

Una sagra campestre insomma , soltanto più rumorosa e attorniata da miriadi di fiori freschi ,e a volte finti , acquistati per l'occasione .

La mia famiglia è stata fortunata per molti anni , nessuno si decideva a morire .

Gli unici defunti relativamente recenti che avevamo erano i genitori di mia madre , morti quando lei era molto giovane .Non avevo quindi con loro un rapporto affettivo da ricordare , e ho sempre vissuto come una forzatura la presenza che mia madre richiedeva a tutti noi , ma che in parte accettavo perchè ho sempre percepito la sua perdita come un elemento che ha fortemente condizionato la sua vita , e negarle la mia presenza era come se lo sminuissi , però le ho sempre fatto capire che non apprezzavo la cosa .

Mi annoiavo da morire , non sopportavo le solite storie che si raccontavano i parenti e non mi piacevano i giochi stupidi che facevano i miei fratelli con gli altri bambini , che non conoscevo perchè abitavamo in un altro paese .

Gironzolavo per il cimitero, guardavo le composizioni pacchiane di certi fiori , ridevo tra me e me di certe incisioni retoriche sulle lapidi , provavo orrore per certi monumenti funebri familiari e poi finivo sempre tra le tombe più vecchie, lì dove c'era poca gente perchè ormai non era rimasto più nessuno a ricordare quei defunti .

Mi affascinavano le foto, certi dagherrotipi con bianchi e neri che raccontavano una storia , nomi di persone non più in uso da tanto tempo , certi baffi sul viso di uomini arcigni , volti di donne indomite consumate da vite durissime , occhi che sembravano parlarmi da un passato remoto di piccoli gesti quoditiani , di pane cotto nei forni a legna , di covoni di fieno sotto estati assolate .

Poi c'erano le foto di quei neonati, di bimbi persi nel tempo pieni di fiocchi, di nastri di raso e pizzo , di vite spente troppo in fretta da una semplice malattia , o durate troppo poco , dove magari accanto trovavi gli occhi carichi di speranza della madre che li aveva seguti nell'ultimo viaggio .

Toccavo con le punte delle dita le date incise , dove il mille e ottocento faceva la sua presenza tra i numeri inizali , e mi sembrava l'unico modo per portare un po' di conforto a tutte queste anime dimenticate .

Poi verso sera , con tutto il parentado appresso compesi i non graditi , si faceva sosta alla vecchia casa materna dove ancora viveva uno zio di mamma .
Si mangiavano castagne , si beveva vino rosso tagliato con acqua e zucchero , e fette di polenta arrostite alla piastra .

Ho sempre detestato tutto questo e , al solito , tornavo a casa digiuno .

Nonna , quella paterna , diceva che oltre allo spirito alternativo della sua famiglia ,io avevo ereditato anche tutta la spocchia degli antenati nobili da parte di nonno , e il mix in certi casi si rivelava alquanto problematico .
Non è cambiato molto da allora, continuo a desertare le feste comandate e i cosidetti obblighi di presenza sociale , mi reco nei cimiteri solo nelle giornate di sole e nelle ore in cui sono sicuro di non trovare più di una o due persone , e continuo a fare visita alle vecchie anime dimenticate e ad ascolare le loro piccole storie .

5 commenti:

  1. E' un racconto di vita bello e denso, unico ma usuale. Grazie per avercelo regalato.

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  2. bellissimo post, grazie!
    mi ci sono riconosciuto in pieno, soprattutto nelle visite da bambino.
    Ora per me i cimiteri non esistono più e non ne sento assolutamente la mancanza.

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  3. Questo è stato il primo anno in cui ho evitato (a dire il vero, nemmeno di proposito) il rito delle visite ai diversi cimiteri con la famiglia... negli ultimi anni, in realtà, era diventato forse davvero l'unico appuntamento annuale in cui, di cimitero in cimitero, ritrovavo i parenti, vivi e defunti. Più ancora del Natale, questi giorni mi riportano con la mente a quand'ero bambino. Allora vivevo le visite al cimitero nello stesso modo in cui l'hai raccontato tu...

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  4. Anche i novembre della mia infanzia erano scanditi da visite simili alle tue, ed anche il mio comento fiume è finito in un post sul mio blog... troppo lungo!

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